Certo, da dentro le persone occorre far emergere il "potenziale risolutivo".
Da sempre sembra insita nell'uomo una forza di volonta` per affrontare problemi che il contesto (sociale o meramente naturale) pone ad ostacolo del miglioramento delle sue condizioni. E cio` indipendentemente da cosa egli soggettivamente intenda per migliore o peggiore...

Credo che anche da un punto di vista politico occorra "cambiare registro", bandire l'indottrinamento e tutto cio` che gli assomiglia. La sempre maggiore complessita` e dinamicita` dei problemi implica, se li si vuole affrontare efficacemente, un'autonoma capacita` di valutazione della situazione contingente, in modo che l'intervento, tendente alla soluzione, possa essere peculiare e tempestivo.
(Naturalmente "autonoma capacita` di valutazione" non sottende "intervento individuale".)

Tuttavia il "risultato" della soluzione adottata per un qualsivoglia problema non potra` essere quello "esatto" se i dati di partenza sono fasulli, a prescindere dalla bonta` del "procedimento risolutivo".
Quindi occorre aumentare la probabilita` che, il "poveretto" che finalmente prende coscienza della propria potenzialita` d'incidere su cio` che lo circonda, si spenda sulla base di informazioni veritiere. Altrimenti trattasi di ennesima risorsa sprecata, se non di azione dannosa.

La situazione e` talmente critica su entrambi i fronti, strumenti risolutivi e dati veritieri, che ovunque si decida di contribuire si fa cosa utile.